mercoledì 16 luglio 2014

La solitudine di un nome

Vespasiano (foto Marco Gradozzi)
Molti personaggi illustri del passato sono passati all'immortalità grazie al loro nome, perpetuato da generazioni; chi non conosce un Cesare, un Augusto, un Flavio? Tuttavia, se l'imperatore Vespasiano tornasse tra noi sarebbe sicuramente amareggiato nel constatare come il suo nome sia stato principalmente utilizzato per indicare un pubblico WC. E proprio questa particolare accezione potrebbe spiegare l'assenza di un Vespasiano nel nostro calendario oppure tra le personalità del passato (ne ho contati soltanto cinque). È come se la damnatio memoriae avesse colpito questo nome. Eppure, Tito Flavio Vespasiano, figlio di Flavio Sabino e Vespasia Polla, oltre ad essere stato un grandissimo generale, cambiò l'urbanistica di Roma e risollevò le finanze imperiali ormai allo stremo. Probabilmente la popolarità del suo nome fu macchiata dalla famosa tassa sull'urina, uno dei provvedimenti presi per rimpinguare le casse dello Stato. Nell'antichità la fullonica era il laboratorio in cui si smacchiavano oppure si tingevano i vestiti: questo processo era reso possibile dall'ammoniaca contenuta proprio nell'urina; questa veniva versata all'interno di grandi vasche, dove squadre di schiavi pestavano i tessuti immersi, fino al raggiungimento dell'obiettivo. Il proprietario della fullonica, dietro compenso, si riforniva del prezioso liquido presso i proprietari di latrine private. Vespasiano capì che questo business poteva fruttare molto denaro, perciò impose ai proprietari delle latrine una piccola tassa. In un celebre brano, tratto dalla Vita di Vespasiano (liber octavus, XXIII), lo scrittore Svetonio riporta un racconto della tradizione: "Al figlio Tito che lo svergognava perché aveva messo una tassa persino sugli orinatoi, mise sotto il naso il primo denaro ricavato, chiedendogli se l'odore gli dava fastidio; e dopo che questi gli ebbe risposto di no, soggiunse ... eppure viene dall'orina". Da questa annotazione di Svetonio ebbe origine la famosa frase "pecunia non olet" (il denaro non ha odore).

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