martedì 22 luglio 2014

Templum Pacis


L'area del cosiddetto Templum Pacis
Se in questa indecifrabile (meteorologicamente e non solo) estate romana vi troverete a passare per via dei Fori Imperiali potrete notare un'equipe di archeologi intenta a scavare in prossimità della Basilica di Massenzio. La struttura indagata è il cosiddetto Templum Pacis, il tempio dedicato alla Pace (inaugurato nel 75 d.C.) che Vespasiano (69-79 d.C.) realizzò per celebrare la fine di alcune campagne militari svoltesi in Oriente. Il gigantesco complesso (110 x 105 metri) comprendeva una piazza quasi quadrata circondata da tre portici, mentre attraverso il quarto lato (quello rivolto verso piazza Venezia) era possibile raggiungere i Fori adiacenti. 
Il Templum Pacis (disegno Inklink)
La grande piazza era attraversata in quasi tutta la sua lunghezza da sei fontane alte poco più di un metro e di forma molto semplice; si trattava, infatti, di parallelepipedi in laterizio coperti da un velo d'acqua e circondati da cespugli di rose galliche. All'interno dei portici, pavimentati con lastre di marmo pregiato (pavonazzetto e giallo antico), erano esposti molti capolavori provenienti sia dalla Domus Aurea di Nerone sia dal bottino di guerra delle campagne militari, come ad esempio gli arredi del Tempio di Gerusalemme (scolpiti in seguito all'interno dell'Arco di Tito). 
Il pavimento dell'aula in cui si trovava la statua di Pax (foto M. Gradozzi)
Al centro del portico meridionale (quello rivolto verso il Colosseo) era collocato il tempio vero e proprio, all'interno del quale c'era l'aula in cui era custodita la statua di Pax; il pavimento dell'aula era costituito da enormi lastre circolari di pavonazzetto (tuttora visibili) circondate da fasce di porfido rosso (la pietra imperiale). Ai lati del tempio si aprivano due coppie di aule rettangolari: la coppia orientale si trova ancora sotto via dei Fori Imperiali, mentre quella occidentale ha subito vari cambiamenti. 
L'aula più esterna (quella che si affaccia sul Foro Romano) si è conservata perché nei primi decenni del VI secolo divenne la chiesa dei SS. Cosma e Damiano; dell'aula più interna resta la parete su cui erano collocate le 150 lastre di marmo che costituivano la famosa Forma Urbis severiana, una grande planimetria di Roma (18 x 13 metri).

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