La curiosità verso il mondo e
l'attenzione ai comportamenti altrui sono elementi della personalità di Cesare
che emergono dalle innumerevoli biografie che lo riguardano, così come il suo
acume, grazie al quale scoprì il punto debole dei giovani ufficiali della
cavalleria di Pompeo. Nel 48 a.C. si svolse a Farsalo (Tessaglia) la battaglia
decisiva tra Pompeo e Cesare. Nello schieramento cesariano, disposto su tre file, Antonio era a
sinistra, Domizio Calvino al centro e Cesare a destra. Spesso la battaglia iniziava
con la cavalleria avversaria che attaccava una delle due ali per poi sfondare
al centro, perciò Cesare, sapendo di essere il bersaglio principale, fece
nascondere dietro la sua legione (la X) altre sei coorti (3600 soldati).
Cesare, che non era solo un abile stratega ma anche un profondo conoscitore del
genere umano, notò come i cavalieri di Pompeo, giovani e promettenti militari
provenienti dall'aristocrazia romana, fossero molto attenti al loro aspetto e
alla cura dell'abbigliamento.
Lo storico greco Plutarco (45-120 d.C.) raccontò
come la vanità dei cavalieri pompeiani fu sfruttata da Cesare nella battaglia
decisiva (Vita di Cesare, 45): "Lo scontro delle fanterie avvenne dunque
al centro, e mentre continuava la battaglia, alla sinistra, i cavalieri di
Pompeo si muovevano con impeto spiegando gli squadroni per accerchiare l'ala
destra dei Cesariani; ma prima che si lanciassero all'assalto, ecco che corrono
fuori le coorti di Cesare, non però servendosi, come erano solite, dei
giavellotti da lanciare da lontano, né cercando di colpire da vicino la coscia
o il polpaccio dei nemici, ma mirando agli occhi e cercando di colpire il
volto, per ordine di Cesare che riteneva che uomini senza tanta esperienza di
guerra o di ferite, giovani, fieri della loro bellezza e giovinezza, avrebbero
avuto paura soprattutto di questi colpi e non avrebbero resistito, atterriti
dal pericolo presente oltre che dalla prospettiva di uno sfregio permanente.
Accadde proprio così: essi infatti non resistevano di fronte alle lance puntate
in alto, né tolleravano di vedere dinnanzi a loro il ferro, ma si voltavano e
si coprivano la testa per proteggere il volto; alla fine in gran confusione si
volsero in fuga producendo vergognosamente una rovina generale."
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